Trasparenza della PA: come incentivarla e diffonderla

Il Gruppo Facebook “Trasparenza siti web PA” nasce sul finire del 2011 grazie all’incontro on line di persone accomunate dalla consapevolezza di una grande necessità : una rivoluzionaria inversione di rotta della PA, possibile solo col controllo democratico e con la partecipazione dei cittadini; partecipazione che deve essere informata e attenta e, per poter essere tale, non può fare a meno di “conoscere”; ma per “conoscere” le PA devono condividere atti e documenti… quindi serve più Trasparenza. Questi principi sono entrati a far parte del manifesto del gruppo: più partecipazione = più trasparenza = meno corruzione = più risorse per i servizi ai cittadini = migliore qualità  della vita per tutti!
Laura Strano, Roberto Scano, Flavia Marzano: sono loro i compagni d’avventura, fondatori iniziali del gruppo dai quali ho avuto l’onore di essere coinvolto sin da subito.
Laura, funzionario pubblico con profonda conoscenza delle PA e delle loro regole, aveva già  dato vita nel 2010 a “TrasparEnza, la vigilessa delle PA”, una sorta di Bussola della Trasparenza ante litteram, basata sulla frammentaria e dispersa normativa vigente all’epoca: Legge 241/90, Legge 69/2009, D.lgs. 150/2009.
Roberto, presidente di IWA Italy e grande esperto di accessibilità  dei siti web, aveva già  condotto alcune battaglie sulla Trasparenza nei confronti del suo Comune di residenza, Venezia.
Flavia, esperta di innovazione e Open Government, figura di spicco nazionale in tema di Open Source, Open Data e diritti civili.
L’intesa nata sui social si è concretizzata con la creazione del gruppo, condividendo sin da subito alcune singole iniziative alle quali ha fatto seguito la prima iniziativa collettiva nel novembre 2012: l’analisi e il report del Comune di Licata (AG). Sulla base del risultato emerso dalla Bussola della Trasparenza, si è proceduto alla rilevazione dei falsi positivi, distribuendo i compiti tra più membri del gruppo e con il coinvolgimento di un’associazione civica locale. Grazie anche all’interessamento di una TV locale ne è scaturito un interessante esperimento di partecipazione collaborativa con i responsabili del sito di quel Comune, grazie a un “evento” creato ad hoc nella pagina Facebook del gruppo, con cui si è dato vita a uno scambio di informazioni, anche di notevole livello tecnico, finalizzato al miglioramento generale del grado di Trasparenza. Va sottolineata la lodevole disponibilità  mostrata dagli allora responsabili del Comune a chiedere letteralmente aiuto, a causa delle loro limitate risorse e competenze. Sono seguite altre esperienze finalizzate ad analisi e report di conformità : Consiglio regionale della Campania, Regione Siciliana e altre ancora, tutti lavori di un certo impegno – e in termini oggettivi e in termini operativi – stanti le difficoltà  di sistematizzazione di una normativa dispersa nonchè i problemi derivanti dalla distribuzione di compiti su attività  collegate. Con l’entrata in vigore del Dlgs 33/2013 e la relativa opera di “codificazione” della normativa, nonchè con l’istituzione dell’accesso civico di cui all’art. 5 dello stesso testo, il gruppo ha potuto iniziare a operare in maniera più mirata e focalizzata, e si è innestato un lento ma progressivo circolo virtuoso teso ad aumentare le richieste di accesso civico, individuali e/o di gruppo, verso svariate PA; l’aumento di queste ci ha portato a realizzare una raccolta e un monitoraggio permanente creando una pagina apposita all’interno del gruppo Facebook dove raccogliere tutte le richieste di accesso effettuate individualmente e collettivamente dai membri del gruppo: Riepilogo del monitoraggio civico della trasparenza 2014 2015.
Di particolare interesse, per la rilevanza degli enti e per le diverse modalità  di reazione, due istanze: quella nei confronti di AGID e quella nei confronti di ANAC. Ci siamo posti la domanda: gli enti preposti alla digitalizzazione e alla Trasparenza possono presentare delle non conformità  alla norma? Proprio loro che dovrebbero fare da esempio? E cosa fanno quando le loro piattaforme non sono abbastanza trasparenti? L’AgID ha risposto ed effettuato le modifiche, mentre per l’Anac, Cantone ci ha risposto in modo evasivo: la prima volta dicendo che le osservazioni da noi fatte erano premature perchè era in corso un cambiamento del sistema. Abbiamo insistito e ci ha risposto una seconda volta. Ma successivamente le modifiche sono state realizzate solo su una parte delle nostre segnalazioni.
La partecipazione al DigEat 2015 (ringraziamo ANORC per la preziosissima opportunità ) ci ha dato l’occasione per confrontarci con autorevoli esperti e per porre alcune questioni che riteniamo di fondamentale importanza.
La delega al Governo per una semplificazione degli obblighi di Trasparenza 
Gli obblighi di Trasparenza si traducono in obblighi di pubblicazione e, infatti, il D.lgs. 33 prevede specifiche responsabilità  in materia. In enti dove le parole dematerializzazione e organizzazione costituiscono ancora un sogno più che un obiettivo, gli sforzi per la conformità  diventano, oggettivamente, gravosi: il previsto Responsabile della pubblicazione deve letteralmente inseguire i produttori di dati e documenti per avere di che pubblicare; se a questo si aggiunge l’enorme affastellamento di obblighi e formalità  (spesso anche di trascurabile utilità ) si può comprendere come si sia levato da molti enti un grido di dolore o, fuor di metafora, una diffusa lamentazione sul tempo “sprecato” verso tali obblighi. Di tale problematica si sono fatti strumentalmente portavoce politici e opinionisti (e, tra le righe, anche qualche commissario ANAC), invocando la necessità  di una riduzione “dell’inutile carico di lavoro gravante sui dipendenti pubblici”: posizione che appare palesemente funzionale agli interessati a una minore Trasparenza. A noi pare che il problema del reperimento veloce dei documenti soggetti a pubblicazione potrebbe essere ben più facilmente risolto con una seria progettazione dei flussi documentali, attività  che è in itinere ormai da quindici anni, e col conseguente, automatico, passaggio da una logica pull a una di tipo push: documenti e dati nativamente profilati vengono direttamente inviati a pubblicazione, dallo stesso sistema, una volta prodotti e confermati. Altra cosa è, invece, la critica tesa a rilevare una certa disarmonia di quanto pubblicato: condivisibile sotto quest’aspetto la proposta di provare a ragionare di più per processi e rendere raggruppabili dati e documenti in relazione al procedimento di appartenenza. Una modifica in questo senso migliorerebbe senza dubbio la valenza comunicativa di quanto pubblicato. 

Snellire le procedure sanzionatorie di ANAC 
Che lo si voglia accettare o meno è indubbio che solo un effettivo e realistico quadro sanzionatorio possa indurre le PA a conformarsi. Non si vuole qui accusare di indolenza la classe dei dipendenti pubblici, ma si sa che spesso si agisce per emergenze o per presunte priorità … e che tra queste ultime, generalmente stabilite dagli organi di indirizzo politico, ci siano per lo più quelle a forte impatto d’immagine. Ecco perchè risulta inaccettabile il fatto che ANAC debba impiegare anche più di un anno, prima che la mancata risposta a un accesso civico determini l’effettiva comminazione di una sanzione; e basta leggere le procedure previste per le attività  di Vigilanza per prendere atto della ridondanza di alcuni passaggi: se dopo il silenzio del Responsabile Trasparenza a seguito di una richiesta d’accesso, si palesa anche il silenzio del Titolare del Potere Sostitutivo, e quindi una doppia omissione, che senso ha che ANAC chieda più volte ancora di provvedere alla pubblicazione? Che si passi subito al provvedimento d’ordine! Ma non basta: è necessario che l’ottemperanza sia immediatamente rispettata e non che il provvedimento d’ordine sia risollecitato e che possa trascorrere anche più di un anno, come è visibile qui!
Altro aspetto importante, anche se legato più alla prevenzione interna della corruzione che alla Trasparenza, ma pur sempre accomunato dal medesimo obiettivo finale, è quello di un più efficace funzionamento del cosiddetto “Whistleblowing”: se un dipendente interno, in maniera anonima per ovvi motivi, accompagna la propria denuncia con precisi riferimenti documentali e procedurali rinvenibili nella PA d’appartenenza, ci sono tutti gli estremi per avviare un’indagine autonoma senza la necessità  di esporre il dipendente con la costituzione di prova testimoniale; se la denuncia non è generica ma, appunto circostanziata e ben supportata, perchè sottoporre quel dipendente a rischi di isolamento o anche più gravi?
Ingenerare e diffondere la cultura della trasparenza 
Come ama ripetere anche il presidente Cantone, il lavoro più importante, sul medio-lungo periodo, è quello della prevenzione della corruzione: propedeutica a ciò è, appunto, la diffusione di una reale cultura della Trasparenza. 
A nostro avviso, le principali linee d’azione potrebbero essere le seguenti: 
un ritorno all’educazione Civica nelle scuole, con contenuti più operativi e concreti quali, appunto, la verifica di conformità  normativa del sito web del proprio istituto o del proprio Comune;
valorizzare le nuove competenze così acquisite dagli studenti con azioni sul territorio finalizzate alla promozione delle analisi dei siti web, sulla falsariga delle meritorie azioni del FAI che da alcuni anni organizza weekend di promozione culturale con gli studenti a fare da ciceroni;
un utilizzo più concreto del Servizio Pubblico della RAI, con la diffusione di esempi di analisi dei siti web, di buone pratiche e di meno buone;
l’attribuzione di reale cogenza all’obbligo che hanno tutte le PA di organizzare annualmente delle “Giornate della Trasparenza”; giornate da organizzarsi non in forma convegnistica ma partecipativa e costruttiva.
dulcis in fundo, una reale promozione e diffusione delle meritorie attività  di cittadini che si espongono, effettuano richieste mettendoci nome e faccia e ottengono risultati: mostrare Urbi et Orbi che ognuno di noi può apportare un contributo concreto e riconosciuto costituisce, forse, il miglior incentivo per la crescita di tutti.
E il cielo sa di quanta crescita abbiamo bisogno.