Voucher Digitale: prorogata la scadenza ad oggi

Con Decreto direttoriale 9 febbraio 2018 è stata posticipata la scadenza del bando riguardante l’erogazione del Voucher per le PMI.

Il termine, originariamente previsto per venerdì scorso, 9 febbraio alle ore 17, è slittato alla data odierna al medesimo orario. I termini e le modalità di presentazione delle domande erano state individuate dal decreto del Direttore generale per gli incentivi alle imprese recante data 24 ottobre 2017, a sua volta conseguente al decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze del 23 settembre 2014, che riportava la disciplina attuativa della misura. Nelle aspettative del Legislatore il tetto massimo del contributo erogabile corrispondeva a diecimila euro per ogni singola impresa, fino al raggiungimento dell’ammontare totale, previsto in 100 milioni di euro, proporzionalmente divisi tra le varie regioni.

Secondo recenti stime, la regione Lombardia risulta essere in testa con l’assegnazione di quasi 16 milioni di euro di contributo, mentre il fanalino di coda è la Valle d’Aosta alla quale risultano riservati fondi per un ammontare di poco superiore a 226 mila euro. Il Voucher nelle intenzioni del Legislatore, è una misura diretta ad agevolare le micro, piccole e medie imprese nella conversione al digitale delle infrastrutture e processi aziendali.

La misura, è apparsa particolarmente gradita dal target di utenti designato, tanto da provocare un picco inaspettato di domande. Secondo recenti rilevazioni, infatti, a far data al 9 febbraio, le richieste di accesso al contributo presentate erano oltre 60 mila, ed ulteriori 90 mila pur non essendo state finalizzate erano in fase di compilazione online.

Il Voucher, per come disciplinato, non fornisce nessun tipo di diritto di prelazione su base cronologica, rendendo di fatto indifferente il momento della presentazione della domanda, al contrario il contributo sarà ripartito tra tutti i partecipanti le cui richieste siano state correttamente compilate ed inviate.

Le conseguenze di questa impostazione appalesano esattamente il quadro della digitalizzazione italiana. L’utenza chiede aiuti a gran voce, ma i fondi risultato assolutamente insufficienti, pensiero già formulato in precedenza riguardo la politica di digitalizzazione a costo zero del governo. La onnipresente clausola di invarianza finanziaria torna così a disturbare il sonno dei sostenitori del digitale.

Il contributo, a fronte della montagna di richieste risulterà talmente dispersivo da essere svuotato dei suoi obiettivi. Facendo una proiezione teorica, infatti, ipotizzando un contributo medio richiesto intorno ai 5 mila euro riportato su un ammontare di 80 mila domande (ma data la proroga è lecito aspettarsi un dato più alto) risulterebbe una richiesta totale di 400 milioni di euro, ben 4 volte superiore alle aspettative del Legislatore.

Una prospettiva poco luminosa, in cui tutti i partecipanti vedrebbero riconosciuto un quarto di quanto richiesto (per semplicità di calcolo non vengono considerate le riserve previste dalla norma). Un’eccezione potrebbe aversi per le imprese col rating di legalità, che avrebbero accesso ad una cifra più elevata.

Un epilogo fortemente prevedibile in relazione al quadro attuale: infatti, se da un lato la normativa in tema di digitale sta subendo un feroce avanzamento, attraverso ripetute e ansiogene modifiche al CAD e la ormai imminente piena applicazione del GDPR, dall’altro abbiamo un Paese che non è al passo con quanto richiesto dalla normativa, anche a causa dei contributi statali, fino adesso inesistenti oppure totalmente disfunzionali allo scopo (un esempio è quello dei 3 milioni destinati ad IsiameD).

Tutto questo ha provocato un forte arretramento a cui questo voucher ha tentato di mettere frettolosamente una pezza, tuttavia insufficiente a coprire il gap di inadeguatezza digitale italiana.

La conseguenza potrebbe essere scoraggiante, a fronte di un contributo inadeguato, infatti molte imprese, soprattutto le più piccole potrebbero mettere da parte il loro progetto di digitalizzazione vanificando totalmente la spinta propulsiva che il provvedimento proponeva.