Fattura Elettronica: le prime falle di sistema

A un mese dall’entrata in vigore della “famigerata” Fattura Elettronica B2B, come in ogni cambiamento imposto, emergono le prime falle. Questa volta però c’entrano ben poco con il processo di fatturazione in sé. Il problema è molto più ampio e la gestione contabile – fiscale, questa volta non sono imputati.

La fattura elettronica obbligatoria tra privati avrebbe dovuto, sull’onda positiva riscontrata con la FatturaPA, partire già lo scorso luglio per alcune categorie di contribuenti. In particolare, con la Finanziaria 2018, si era stabilito che dal 1° luglio 2018 i possessori di partita IVA avrebbero dovuto richiedere ai distributori di carburante l’emissione di una fattura elettronica a fronte dei rifornimenti di carburante effettuati. Inoltre, al fine di poterne scaricare i relativi costi, il rifornimento doveva essere pagato solo attraverso strumenti di pagamento elettronico tracciati (carte di debito, carte di credito, bonifici, etc.). Un anticipazione, insomma, dell’entrata in vigore generalizzata della fattura elettronica tra privati partita poi a gennaio 2019 per tutte le altre categorie di contribuenti. In considerazione del poco tempo a disposizione (6 mesi) per effettuare i necessari adeguamenti alle reti di distribuzione del carburante, il termine del 1° luglio citato è stato posticipato al primo gennaio 2019 allineando la partenza della FE B2B per tutti i contribuenti.

Un paio di mesi più tardi infatti abbiamo assistito a un vero e proprio boom informativo: da una parte una maratona di news, informazioni, software house che organizzano corsi per prepararci all’uso degli strumenti digitali e affrontare questo passaggio; dall’altra, categorie di settore che difendono le nano-micro imprese affermando che non sono pronte, commercialisti titubanti chiedono proroghe, qualcuno come l’avv. Lisi si è posto domande rispetto all’adeguamento GDPR (e il Garante ha confermato qualche dubbio in merito), ma in questa corsa ad ostacoli l’Agenzia delle Entrate resta ferma sulla sua posizione: “ Dobbiamo ridurre il tasso di evasione fiscale in Italia” e lo facciamo attraverso la “Digitalizzazione”. Dal 1° gennaio 2019 è obbligatorio l’uso della fattura elettronica anche per le transazioni B2B! Punto!

Bene. L’obbiettivo è nobile e non opinabile se si vuole vivere in un Paese civile. E gli strumenti impiegati? Sicuramente validi. Il mercato del digitale ha indubbiamente ricevuto un’impennata positiva, sia diretta che per indotto. Ma restano due questioni ancora aperte:

  • L’Italia è pronta ad affrontare un cambiamento di questa portata che è inevitabilmente di natura culturale o ci siamo solo limitati ad offrire a buon mercato dei validi strumenti informatici?
    Quanto costa all’economia nazionale (reduce da una recente crisi) mantenere in piedi tutto questo “baraccone”, quando a fare da antagonista è proprio il costo del “denaro digitale”?
  • I primi a pagare gli effetti collaterali dall’introduzione della Fattura Elettronica, sono stati i benzinai i quali a partire dal 1 febbraio prossimo inizieranno a gestire in modo restrittivo il pieno dei titolari di Partita Iva. E il 6 febbraio, anche per questo motivo, è stato proclamato uno sciopero generale.

La fattura elettronica, dichiara Luigi Foglia, segretario generale ad interim dell’Associazione Nazionale degli operatori e responsabili della conservazione ANORC – è certamente un’opportunità che tutto il Sistema Paese può e deve cogliere. Non mancano però alcune criticità che dovranno rapidamente essere risolte il prima possibile. Il Sistema d’Interscambio – SdI, pur riconoscendo l’enorme sforzo realizzato dall’Agenzia delle Entrate e da Sogei (che materialmente, per conto dell’Agenzia, ha realizzato e gestisce lo SdI) presenta ancora numerosi malfunzionamenti per i quali è necessaria una soluzione rapida ed efficace: aprirsi ad un dialogo maggiore con gli intermediari che stanno coadiuvando milioni di contribuenti nella gestione della FE potrebbe certamente contribuire alla risoluzione di tali disservizi e a un miglioramento generale nell’utilizzo degli strumenti messi a disposizione dalla piattaforma SdI.

Inoltre l’Agenzia dovrebbe intervenire con efficacia sulle numerose distorsioni che contribuenti e operatori hanno registrato in questo ultimo mese di vita. Si va dai costi della FE spesso, e illegalmente, caricati sull’acquirente/committente alle tante realtà imprenditoriali che stanno realizzando una tortuosa e rischiosa disobbedienza civile non emettendo l’obbligatoria FE. A questo si devono certamente aggiungere gli onerosi costi di gestione dei pagamenti elettronici che, spesso senza una reale giustificazione, vengono praticati dal settore bancario.