I flop della digitalizzazione all’italiana – intervista doppia a Mara Mucci e Andrea Lisi su “La verità”

Il quotidiano “La Verità” pubblica una doppia intervista targata ANORC Professioni, rispettivamente al presidente Avv. Andrea Lisi e al Segretario Generale, Mara Mucci, chiamati ad esprimersi su due temi tra loro complementari: il flop dell’arma tecnologica di lotta alla pandemia, Immuni e il flop dei progetti che dovrebbero portare avanti l’innovazione italiana, a causa della mancanza di competenze.

«Senza competenze tecniche e manageriali, il progetto per la trasformazione digitale non avrà mai seguito. Ai dirigenti, chiamati ad attuare il piano di trasformazione digitale, vengono attribuite retribuzioni di risultato senza alcun controllo degli obiettivi raggiunti con performance valutate in modo sommario e discrezionale». Così dichiara Mara Mucci, anche Coordinatore regionale ANORC Emilia – Romagna e relatrice al DIG.eat 2021, giudicando la digitalizzazione italiana ancora ferma agli anni Novanta, per molti aspetti che si ritrovano solo su “carta”.

Una prova di realtà

La pandemia e la sua esigenza di utilizzare il digitale hanno fatto emergere la scarsa digitalizzazione del Paese Italia. Il problema delle App per esempio risiede nella poca organizzazione del funzionamento e nella poca pubblicità fatta su di esse, spiega la Mucci.

IMMUNI, cosa andava fatto?

“Immuni è scomparso dal dibattito politico, nessuno ne parla più. Solo il commissario Domenico Arcuri l’ha resuscitata all’attenzione, prospettandone l’utilizzo per la campagna di vaccinazione” – dichiara l’Avv. Lisi – “modalità però tutte da scoprire
La mancata governance nazionale delle App e le attività correlate sono la base per il fallimento. Ciò non ha fatto altro che provocare confusione tra competenze nazionale, regionale creando un’assenza di un indirizzo manageriale adeguato.

ANORC ha già lanciato il sasso

Anorc ha presentato in passato un’istanza al ministro per l’Innovazione tecnologica, Paola Pisano, per conoscere i dettagli del progetto e successivamente abbiamo richiesto di conoscere quanti sono coloro che effettivamente utilizzano l’applicazione. “Il ministero ci ha risposto in modo vago, specificando che questi dati sono ormai nella disponibilità del Ministero della salute e che è quindi difficile risalire a cifre precise” commenta Lisi e lancia il sasso: “Sono tanti i punti interrogativi e le cose che non vanno.

Per leggere l’intervista integrale clicca qui per il file allegato.

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