Jobs Act autonomi è legge: i corsi di formazione professionale saranno deducibili

Il Jobs Act degli autonomi finalmente è legge e agevolerà circa 2 milioni di partite Iva e collaboratori.

Dopo anni di problemi, dimenticanze da parte del Governo e benefici mancati, arrivano le tanto attese modifiche legislative per i lavoratori autonomi titolari e indipendenti.

Il 2016 può tranquillamente essere annoverato come “annus horribilis” per le Partite Iva. La conferma di questa Caporetto annunciata arriva anche dall’ISTAT, che ha calcolato una diminuzione di oltre 400mila unità per quanto riguarda i lavoratori autonomi proprietari di Partita Iva.

La vastità di questa crisi ha imposto al Governo di adottare delle novità significative a favore dei cosiddetti autonomi, ovvero i lavoratori indipendenti.

L’11 maggio 2017 il DDL su lavoro autonomo e lavoro agile è diventato legge, dopo quasi 15 mesi, dal varo in Consiglio dei ministri.

La norma è rivolta ai lavoratori iscritti agli ordini professionali (ad eccezione delle specifiche norme previdenziali), ai Professionisti iscritti agli elenchi previsti ai sensi della Legge 4/2013 e ai lavoratori con Partita Iva senza albo di riferimento.

Tra le numerose agevolazioni previste, quelle di maggior rilievo sono relative alla detrazione delle spese sulla formazione e al tetto massimo sul pagamento della prestazione lavorativa, con la possibilità di fruire di detrazioni fiscali per i viaggi di lavoro, la formazione, i corsi di aggiornamento professionale e per le spese di servizi personalizzati di orientamento, riqualificazione, sostegno dell’auto-imprenditorialità. Nello specifico, sono integralmente deducibili – entro il limite annuo di 10mila euro – le spese per l’iscrizione a master e a corsi di formazione o di aggiornamento professionale nonché le spese di iscrizione a convegni e congressi, comprese quelle di viaggio e soggiorno; mentre le spese sostenute per i servizi personalizzati di certificazione delle competenze, orientamento, ricerca e sostegno all’autoimprenditorialità, entro il limite annuo di 5mila euro.

I tempi e le modalità di pagamento, inoltre, saranno garantite da un’apposita disposizione di legge. Le tempistiche dettate dalla nuova disciplina traducono, in un lasso di 60 giorni dalla presentazione della fattura, il limite massimo per il pagamento della prestazione lavorativa.

Altra importantissima novità è quella relativa all’indennità per la maternità e il congedo obbligatorio per madri e padri a partita Iva che sale dai 3 ai 6 mesi per i primi tre anni del figlio; modifica importante se si tiene conto che ben il 15% delle lavoratrici autonome lascia il lavoro a seguito di una gravidanza.

Per malattia o grave infortunio il possessore di Partita Iva potrà sospendere il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi per un massimo di 2 anni potendo, inoltre, godere del diritto di mantenere il rapporto lavorativo con il committente anche nel caso di malattia, gravidanza e infortunio fino a 150 giorni annui.

È inserita anche una disposizione a tutela del lavoro agile, il cosiddetto smart working, ossia il lavoro svolto da remoto e con l’utilizzo di supporti telematici, con la garanzia dello stesso trattamento economico e normativo spettante ai colleghi che svolgono la stessa mansione all’interno dell’azienda.

Cambiamenti in vista anche nei Centri per l’Impiego, sarà messa a punto la creazione di uno sportello dedicato ai soli lavoratori autonomi titolari di partita iva per garantire maggior incontro tra domanda e offerta. Lo sportello consentirà l’espletamento delle procedure necessarie per avviare un’attività indipendente e partecipare a gare di appalto pubbliche, fornendo servizi di supporto per l’erogazione di finanziamenti e agevolazioni.

I cambiamenti introdotti dalla legge apporteranno un contributo sostanziale al popolo delle partite Iva, da sempre fortemente penalizzato da un carico fiscale sproporzionato: stiamo assistendo, di fatto, ai primi passi di un serio percorso di evoluzione e ristrutturazione di un intero comparto.

Senza dubbio, a nostro avviso, molto ancora dovrebbe fare il Governo per agevolare e semplificare il lavoro degli autonomi.

Sarebbe necessario prevedere, ad esempio, incentivi mirati a una reale semplificazione fiscale e alla formazione di competenze specifiche con l’obiettivo di favorire i processi di digitalizzazione e innovazione dell’intero comparto.

A tal proposito, ribadiamo l’impegno quotidiano delle nostre realtà associative, ANORC e in particolar modo ANORC Professioni, che si spendono a tutela delle nuove professionalità, soprattutto quelle legate all’ambito digitale.

Nonostante i piccoli passi in avanti fatti dal Legislatore, continueremo a focalizzare l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di garantire adeguati diritti ai nuovi professionisti del digitale, le cui competenze sono sempre più necessarie per lo sviluppo del nostro Paese.