La rivoluzione della PA parte dalle competenze, non dalla tecnologia

L’intelligenza artificiale sta bussando insistentemente alle porte della PA, per entrare quale strumento chiave nella gestione del patrimonio informativo pubblico. Di fronte all’ennesima sfida che il Sistema Paese è chiamato ad affrontare, la formazione e l’ aggiornamento professionale restano le uniche vere riserve alle quali attingere.
Sulle pagine di Agendadigitale.eu l’Avv. Andrea Lisi e la dott.ssa Francesca Cafiero propongono una riflessione sulla sfida della custodia del patrimonio informativo pubblico, centrale anche per garantire un servizio efficiente ai cittadini.

 

La gestione dei documenti digitali resta la vera sfida

La stiamo affrontando da quasi trenta anni, eppure oggi sembra quasi più semplice parlare di intelligenza artificiale, che di custodia documentale. Dimentichiamo che l’IA si nutre essenzialmente di dati e – se questi non sono affidabili – si crea un meccanismo distorto. Pensiamo a cosa potrebbe significare l’applicazione dell’IA nel contesto ancora confuso di molte PA italiane, magari con la convinzione – del tutto errata – che questo tipo di “intelligenza” possa essere la panacea in grado di risolvere una serie di problemi endemici del nostro sistema Paese.

 

Gestione e protezione dei dati personali: l’indagine di ANORC

Quanto è emerso dall’indagine realizzata da ANORC e presentata alla Camera dei deputati durante l’ultimo Forum del 7 dicembre è davvero sconfortante: neanche una pubblica amministrazione su dieci ha nominato un Responsabile della conservazione e solo l’8,5% ha pubblicato il Manuale della conservazione aggiornato alle Linee guida AgID. Eppure, in Italia i modelli di conservazione e protezione sono –sulla carta – tra i migliori in Europa: cosa manca davvero per applicarli? Evidentemente chi sia in grado di tradurre nella pratica queste architetture, magari monitorandone la qualità nel tempo.

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