App Immuni: “Se non c’è trasparenza non la scaricherò” – Intervista all’Avv. Andrea Lisi

Dal prossimo mese potremo scaricare IMMUNI, l’App che ci consentirà di tracciare il contagio da Covid-19. Eppure, i nodi da sciogliere sono ancora tanti, a partire dalla mancanza di trasparenza nelle scelte, motivazioni e modalità stabilite dal Governo.

L’Avv. Andrea Lisi, Presidente di ANORC Professioni,  prova a fare chiarezza in un’intervista realizzata da Giustizia News24.

 

App Immuni: è davvero utile?

È ancora da scoprire – afferma l’Avv. Lisi – il Governo è ancora evasivo. L’app dovrebbe essere utilizzata dal 65 – 70% della popolazione ma dovrà, nello stesso tempo, essere accompagnata dai tamponi a tappeto, altrimenti è un rischio inutile.

 

Privacy: un falso problema?

Abbiamo finora regalato i nostri dati ai giganti del web, senza porci il minimo problema: in quale server verranno conservati? E per quali finalità?  Ora tutti reclamano il diritto alla “privacy”.

Con il GDPR, le società di Big data hanno posto l’attenzione sulle loro politiche di protezione dei dati, rendendole evidenti, – spiega l’Avv. Lisi – il Governo dovrebbe fare lo stesso.

 

I rischi di un sistema centralizzato

Se i dati sono centralizzati, gli hacker hanno più possibilità di bucare il server. Una probabilità che diminuisce con la decentralizzazione dei dati. Ciò non vuol dire che si elimina il problema alla radice. Tra l’altro, il Governo dovrebbe sviluppare una PIA (Privacy Impact Assessment) e darne evidenza.

 

La soluzione c’è (?)

A fronte dei vari rischi connessi a una superficiale gestione dello sviluppo dell’APP, quale la soluzione auspicabile per il Governo?

 

Puoi consultare in anteprima l’intervista, nella sua versione integrale, al seguente link (edizione di Mercoledì 29 aprile 2020)

 

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Fonte immagine:Foto da Pexels