Garante Privacy e Green Pass – intervista all’avv. Andrea Lisi

Sviluppare il ‘pass vaccinale‘ senza acquisire il parere preventivo del Garante è stato un “errore grossolano che denota l’assenza di ‘cultura del dato’, elemento più che mai fondamentale per accompagnare gli strumenti più innovativi e anche la creatività governativa che caratterizza questo periodo, lungo il quale ci stiamo inevitabilmente confrontando con una società sempre più digitalizzata”.

Questo il commento, parlando con l’agenzia Dire, dell’avvocato Andrea Lisi, esperto in diritto dell’informatica e presidente di Anorc Professioni, alla vicenda che ha visto il Garante della Privacy inviare un avvertimento formale ai ministeri competenti sui ‘pass vaccinali’ per segnalare ‘gravi criticità in grado di inficiare, se non interverranno opportune modifiche, la validità e il funzionamento del sistema per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia”.

Per l’esperto “il Garante ha fatto bene a entrare a gamba tesa perché questo genere di progetti va sviluppato secondo principi di privacy by design e privacy by default, come stabilisce l’articolo 25 del GDPR”. La fretta dettata dall’emergenza e le esigenze di accessibilità “non possono essere una giustificazione alla mancanza degli standard di tutela della protezione del dato previsti oggi dalla normativa. Peraltro – continua l’avvocato Lisi – pensare confusamente a strumenti così diversi (riesumando persino l’app Immuni che si sperava ormai confinata a un poco dignitoso e sperabile oblio) per l’inoltro di informazioni particolarmente sensibili denota ancora oggi una certa confusione sulle strade più corrette da intraprendere per la digitalizzazione del nostro Paese”.

[Comunicato Agenzia di Stampa DiRE]

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