Maria Pia Giovannini tra le 50 donne più influenti nel tech

È un riconoscimento che mi coglie di sorpresa, mi avevano anticipato di questo premio e guardando la lista delle selezionate non posso che essere onorata di questa nomina. Mi sembra un’iniziativa sinceramente importante, in grado di rispondere alla necessità di porre la donna in un ruolo adeguato, nella lotta contro la disparità di genere soprattutto nel campo delle abilità tecnologiche.

 

Così si esprime Maria Pia Giovannini, Vice Presidente del CDTI (Club of Managers of Information Technology) e fondatrice dell’Assemblea delle donne dell’ICT e Socio Onorario ANORC, all’indomani del riconoscimento che la vede tra le 50 italiane più influenti nel tech e nella scienza nel 2021, che favoriscono con il loro lavoro alla crescita del paese, abbattendo il gap di genere.

A: Dott.ssa Giovannini, le nostre congratulazioni per questo importante riconoscimento. Potrebbe farci un quadro sulla situazione attuale che vede coinvolte le laureate in campo scientifico?

M: La presidente di questa Associazione italiana, InspiringFifty, mette in luce un po’ di dati che tutti conosciamo e che presentano ancora un livello molto basso di laureate italiane in campo scientifico (si tratta solo del 18,9 % che hanno scelto materie scientifiche, di cui le esperte in posizioni apicali non arrivano al 40% … e secondo me sono anche molto meno). Scorrendo l’elenco delle premiate sicuramente credo di essere stata prescelta per il mio curriculum, avendo speso gli ultimi 20 anni nell’innovazione della Pubblica amministrazione: provenienti da questo ambito siamo solo io e la direttrice della Polizia postale e delle telecomunicazioni, la dott.ssa Nunzia Ciardi, che peraltro ha uno specifico ruolo, mentre da parte mia sento di rappresentare il comparto di tutte le colleghe che nella PA occupano dei ruoli guida, al capo di progetti o di attività nel settore tecnologico. Colgo l’occasione per mandare un ringraziamento a tutte loro e spero che questo premio possa contribuire in qualche modo a gettare nuova luce sul mondo “femminile” della pubblica amministrazione, in particolare per i ruoli tecnologici.

A: Ci potrebbe raccontare le sue esperienze professionali che l’hanno portata ad ottenere questo importante riconoscimento?

M: Avendo svolto una funzione trasversale all’interno dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), rispetto al Governo, per i piani di attuazione della digitalizzazione del Paese, ho seguito tante iniziative e un altro aspetto che penso possa aver contribuito a questo riconoscimento è il fatto di aver lavorato con un atteggiamento “disruptive”, cioè di non essermi mai semplicemente affidata alle procedure esistenti, ma di aver cercato nuove strade. Un esempio è il progetto PAGOPA, che offre ai cittadini la possibilità di pagare i servizi della pubblica amministrazione con strumenti di pagamento elettronico su tutto il territorio nazionale.

Certamente questa mia cultura parte da lontano, mi ritengo una donna estremamente fortunata, avendo avuto la possibilità di iniziare la mia carriera in posti di prestigio che mi hanno consentito di seguire progetti innovativi e pioneristici, iniziando nel settore bancario. Ho avuto la fortuna di partecipare ai progetti di Banca d’Italia e ad iniziative non rivolte a gestire l’ordinario, ma ad innovare processi Paese e quindi sicuramente questo mi ha dato una forma mentis e una capacità di guardare al futuro. In ogni cosa che faccio ho sempre questa voglia di pensare alla collettività e non al singolo.

A: Secondo lei, dopo questo riconoscimento potrebbe rappresentare un esempio per altre donne che faticano ad affermarsi nel percorso professionale?

M: Sicuramente spero di rappresentare in questo panel così ricco di innovatrici, tra professoresse universitarie e direttrici di aziende di grandissimo prestigio, le professioniste della pubblica amministrazione che con il loro amore per l’informatica e le discipline tecnologiche, tentano di digitalizzare i servizi pubblici. Ci sono davvero tantissime donne bravissime, molto competenti, con profili professionali di spessore e grosse responsabilità, che però come spesso succede, non rivestono ruoli adeguatamente commisurati alla loro levatura. Come sappiamo la PA tende piuttosto a premiare i profili di ambito giuridico, la PA procede per atti, per procedimenti, norme e discipline e lascia indietro tutto quello che il campo tecnologico affronta e risolve. Potrei citare tantissime colleghe, come quelle della Sogei, di Consip, piuttosto che delle varie Agenzie, Ministeri, che sono state anche a capo di strutture molto complesse.

 A: Come ha accennato in precedenza, in ogni cosa che fa ha sempre questa voglia di pensare alla collettività e non al singolo.  Cos’altro l’ha spinta a dedicarsi a questa causa?

M: È stata anche la mia passione per l’informatica e le discipline tecnologiche che mi ha portato ad operare in contesti paralleli, quelli delle associazioni no profit, da dove nasce la vicepresidenza del CDI, l’Associazione più importante di Roma formata da dirigenti, imprenditori e professionisti delle tecnologie dell’informazione. Qui da donna ho cercato di avviare una serie di iniziative rivolte al lato “femminile – le professioniste delle tecnologie” e quindi creare la possibilità di focalizzare anche su di loro lo sviluppo di iniziative nel prossimo futuro.

 A: Quali sono i suoi traguardi futuri?

M: Vedo un futuro sempre più proiettato al cambiamento, nel quale lascerò il testimone alle più giovani. In questo primo anno abbiamo proprio lavorato a questo progetto di “role modeling”, attraverso la collaborazione con altre associazioni che operano nel campo della formazione digitale dei giovani nelle scuole, portando nell’ambito delle loro classi la testimonianza di colleghe del CDTI che parlano ai giovani della propria esperienza professionale. Il nostro manifesto si poggia su alcuni principi fondamentali: essere consapevoli dell’importanza delle donne nelle nuove tecnologie e quindi sviluppare le conoscenze e la leadership necessaria nella PA, come nelle aziende. Promuovere la collaborazione tra le donne, perché non si può fare niente da soli, dando supporto ai programmi che investono nelle nuove tecnologie e nel ricollocamento. Poi guardare al benessere sociale, pensando alle problematiche oggi legate al conciliare lavoro e famiglia, che ricadono spesso sulle giovani donne chiamate ad affrontare lo sviluppo famigliare insieme ad una carriera di lavoro importante e complessa come quella tecnologica. Ultimo aspetto, le donne cittadine del mondo, come possono sviluppare le proprie competenze all’estero e viceversa come acquisire immigrate nei processi di integrazione a favore del Paese, scoprendone talenti e capacità.

Infine, mi permetto di spendere alcune considerazioni riguardo ad ANORC: ho sempre lavorato con l’Associazione, fin da quando si è costituita sempre in una perfetta sintonia e collaborazione. Ho sempre stimato l’Avv. Andrea Lisi, il Direttore Alessandro Selam e tutta quanta la struttura che lavora alle spalle e ho sempre apprezzato le capacità di attenzione, dialogo e cooperazione nel settore. Mi auguro che ANORC continui a sostenerci sempre più nel coinvolgimento della parte femminile del comparto, già ampiamente partecipanti alla vita associativa.

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