Oltre la metafora: l’archivio “d’oro” di INPS

Quante e quali sono le roccaforti dalle quali siamo circondati? Nell’immaginario collettivo, un edificio simbolo del potere e della ricchezza dovrebbe corrispondere grossomodo al disneyano deposito di Paperon de’ Paperoni, il simbolo del magnate, tra i più importanti monumenti di Paperopoli, costruito con il solo scopo di immagazzinarvi denaro.

Ebbene, si tratta di una stilizzazione che spesso non trova corrispondenza nella realtà e in attesa di scorgerne la sagoma, magari sulla sommità di una verde collina, spesso ignoriamo quante e quali siano le roccaforti che ci circondano, come nel caso degli archivi, sede di uno tra i più importanti patrimoni nazionali: quello informativo.

L’archivio non è “semplice”

Il concetto di “archivio” non è così semplice: la sua esistenza è strettamente connessa alla coesistenza di molteplici fattori e alla realizzazione di precise procedure. Bisogna essere consapevoli che facendo riferimento alla realtà archivistica, non si accenna solo alla documentazione conservata, ma ad una molteplicità di elementi che concorrono alla sua esistenza, prima durante e “dopo” – o meglio ancora- nel lungo periodo.

Ecco che sono sicuramente diversi i punti di osservazione di un archivio e le accezioni ad esso connesse: non ultimo, nel linguaggio comune, il termine è utilizzato anche per indicare il luogo, l’edificio di conservazione. Risalendo indietro nel tempo da questa accezione dipendevano alcuni principi, quali la sacralità, la giuridicità, la fides e il carattere pubblico della documentazione.
In alcuni contesti, con il tempo, questo aspetto è stato svuotato del suo significato, raggiungendo un’accezione più pragmatica, legata al semplice ambiente fisico di collocazione del materiale.

Perdendo l’accezione simbolica e le qualificazioni giuridiche e politiche sopra riferite, spesso il termine archivio è stato accostato a quello di “magazzino”.

 

Il caso dell’archivio analogico di INPS

Il caso degli archivi cartacei di INPS è emblematico in tal senso. 95 milioni di euro spesi dal 1998 al 2017 per affidare ad una società esterna la gestione dell’archivio analogico dell’Istituto, senza mai ricorrere ad una gara pubblica, ma soprattutto considerando l’esistenza di locali di proprietà già destinati a tale scopo.

Quanto conta dunque saper correttamente amministrare la gestione del patrimonio informativo ed essere consapevoli del suo valore?
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Riferimenti
ROMITI A., Archivistica generale primi elementi, Torre del Lago (Lu) Civita Editoriale, 2011