Il comune di Bugliano è conosciutissimo in tutta Italia ma, nella realtà, non esiste. Una finta amministrazione comunale, dotata di un account Twitter e Facebook, è diventata un vero e proprio fenomeno del web che “fa sarcasmo” su questioni politiche attuali. Il popolo dei social, preoccupato per la scomparsa dei suoi account, aveva ipotizzato un caso di censura, ma la verità sulla fine del fantomatico comune è sbucata solo qualche settimana fa ed è più sottile di quel che sembra.
Nel suo Blog di Huffington Post, l’Avv. Andrea Lisi fa una riflessione semiseria sulla (non) vita da social e sui suoi rischi e spiega perché il Comune di Bugliano rappresenta un esempio di come costruire una democrazia digitale davvero su misura per noi.
Un pamphlet contro la vita sui social
Si tratta di un vero e proprio pamphlet che merita una lettura per comprendere quanta poca casualità attraversa la nostra spensierata vita da social – afferma l’Avv. Lisi – all’interno della quale nulla avviene “a caso”, ma tutto è manipolato dall’alto. Tutti ciò che ci riguarda viene profilato e elaborato da intelligenza artificiali, azioni subdole. Pian piano, i cd. OTT (gli Over The Top) con perfida dolcezza ci hanno coccolati a una vita digitale offrendoci ottimi servizi in cambio della gratuità dei nostri dati.
La forza dell’abitudine
È tale l’abitudine a cedere dati personali per ottenere servizi on line, che la risposta alla burocratica trasparenza informativa è stata una pericolosa e generalizzata indifferenza.
Le Authority nazionali, i Garanti della nostra vecchia “privacy”, sono inermi di fronte a questo strapotere dei big player e la vicenda di Bugliano può davvero essere un esempio per comprendere quanto sia delicata la costruzione di una democrazia digitale davvero su misura per noi.
Magari il Comune di Bugliano potesse indire una sorta di libero referendum per liberarci di questa prigione dorata digitale costruita perfettamente su misura per noi.
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