Transizione digitale, cosa ancora non va nella PA italiana? – L’analisi di Mara Mucci

A seguito della necessaria spinta alla digitalizzazione dovuta dalla pandemia, la Pubblica amministrazione italiana ha dimostrato (e lo dimostra tutt’ora) di essere meno reattiva rispetto alle aziende del settore privato. Sebbene da numerosi anni il nostro ordinamento prevede e disciplina la transizione digitale, le norme restano inattuate.

La Dott.ssa Mara Mucci, Segretario Generale ANORC Professioni e Coordinatore regionale Emilia-Romagna, analizza sulle pagine di AgendaDigitale.eu le criticità, ancora irrisolte, che attanagliano la pubblica amministrazione italiana.

Il Responsabile per la Transizione digitale

L’articolo 17 del Codice dell’Amministrazione digitale (CAD) prevede che le amministrazioni pubbliche affidano al Responsabile per la transizione digitale il compito di guidare la transizione alla modalità operativa digitale e i conseguenti processi di riorganizzazione finalizzati alla realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, di servizi facilmente utilizzabili e di qualità, attraverso una maggiore efficienza ed economicità.

Sulla nomina di questa importante figura registriamo un vero e proprio fallimento – dichiara la Dott.ssa Mara Mucci – il ruolo è a “costo zero” e le competenze dei dipendenti a cui è affidata la transizione digitale sono scarse. Ciò influisce sulle capacità dell’amministrazione di relazionarsi con i fornitori, progettare correttamente le soluzioni di sistemi informativi o redigere bandi di gara tali da selezionare la fornitura più idonea per soddisfare le esigenze dell’amministrazione.

I servizi online

Le criticità già menzionate risultano ancora più evidenti negli enti locali. La mancata presenza di un Responsabile della transizione digitale, unita a una mancata pianificazione digitale, conduce a un fallimento del rispetto dei diritti digitali di cittadini e imprese. È ormai noto, infatti, che entro il 28 febbraio 2021 tutte le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto garantire ai cittadini l’accesso ai servizi pubblici in rete attraverso l’uso di SPID o CIE. Alla situazione attuale, invece, un cittadino potrebbe paradossalmente avere le credenziali SPID per accedere ai servizi delle PA, ma questi non sono disponibili.

Possibili soluzioni

Per garantire il rispetto della normativa in ambito digitale della PA è necessario potenziare la figura del Responsabile della transizione digitale, nonché quella del difensore civico, la figura a cui i cittadini possono rivolgersi per inviare segnalazioni riguardanti le presunte violazioni del CAD e di ogni altra norma in materia di digitalizzazione ed innovazione della pubblica amministrazione. Ma in che modo?

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