ANAC condivide la posizione di ANORC Professioni: chiesta al Governo verifica su caso IsiameD

L’ANAC, Autorità Nazionale Anticorruzione, ha preso posizione riguardo la vicenda dello stanziamento in favore dell’Istituto IsiameD, destinatario di tre milioni di euro previsti dalla Legge di Bilancio 2018, per “l’affermazione di un modello digitale italiano”. L’Autorità ha richiesto un intervento urgente congiunto da parte di Governo e Parlamento per chiarire le criticità legate all’erogazione di questo contributo, dilazionato in un triennio, che potrebbe costituire una violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato.

Aveva già sollevato dubbi in proposito il Presidente di ANORC Professioni e Segretario Generale di ANORC, l’avvocato Andrea Lisi, coordinatore del Digital&Law Department, che in diversi articoli, pubblicati anche all’interno del suo blog del Il Fatto Quotidiano, aveva man mano seguito e ricostruito i retroscena della vicenda. Non ultimo l’avv. Lisi, congiuntamente con il collega Roberto Manno, ha preso le difese del sig. Aldo Prinzi, titolare di un blog dedicato al caso, poi accusato di domain grabbing da parte della stessa IsiameD, segnando una vittoria decisiva per la libertà d’espressione.

L’ANAC, presieduta da Raffaele Cantone, punta soprattutto a sciogliere i nodi legati all’identità di IsiameD, celata tra “istituto” e “società”. Ciò è necessario per scongiurare il rischio di aiuto di Stato a un privato, perché “il diritto europeo fa riferimento a una nozione molto ampia di impresa, che prescinde dallo stato giuridico e dalle modalità di contributo e ha riguardo solo dall’attività effettiva svolta dall’ente, che si qualifica come impresa nel momento in cui svolge un’attività consistente nell’offerta di beni e servizi sul mercato”.

Gli aiuti di Stato a società e istituzioni private sono vietati dalla normativa europea e dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, e l’applicazione del comma 1087 della Legge di Bilancio, che ha previsto lo stanziamento “presenta elementi di criticità in relazione alla normativa europea in materia di aiuti di Stato e potrebbe condurre a una significativa distorsione della concorrenza nel settore degli affidamenti pubblici” – ha chiarito l’avv. Lisi, che continua – “il comma della Legge di Bilancio deve essere valutato alla stregua di un aiuto di Stato, poiché comporta il riconoscimento di un contributo economico in favore di una determinata “società”, che potrebbe falsare o minacciare di falsare la concorrenza e incidere sugli scambi tra gli Stati membri”.

IsiameD ha ottenuto il finanziamento per la diffusione di una “nuova metodologia nell’utilizzo delle tecnologie digitali”, elaborate dalla società stessa, spiega Cantone, e questo potrebbe essere visto come un intervento di politica economica “inteso a sostenere un progetto di diffusione dell’innovazione di processo nel settore delle tecnologie dell’informazione e del digitale. Un settore dove sono presenti diversi operatori, a livello nazionale ed europeo, e certe dinamiche potrebbero essere turbate”.

Andrea Lisi ha da tempo rimarcato come tra i ‘nomi forti’ di IsiameD compaiano diverse conoscenze dei ‘piani alti del Paese’ (e a ciò sarebbe dovuto il totale silenzio dei mass media): dall’AD Vincenzo Sassi, al senior partner Pier Domenico Garrone, fino a una serie di vecchie conoscenze di un altro storico istituto nazionale, Ipalmo (Istituto per le Relazioni tra l’Italia e i paesi dell’Africa, America Latina, Medio ed Estremo Oriente): “I vertici di queste due realtà condividono i soliti (ig)noti: Antonio Loche (già DG di Ipalmo ed ex segretario generale di IsiameD); Gian Guido Folloni (ex vicepresidente dell’Ipalmo, poi ministro per i Rapporti con il Parlamento del primo governo D’Alema e oggi presidente dell’IsiameD) e infine Gianni De Michelis, ex Presidente Ipalmo. Isiamed più che un istituto culturale pare quindi una sorta di rimpasto, che gode di molte simpatie nei poteri forti del Paese”, scriveva Lisi all’interno del suo blog

Non solo: l’Istituto IsiameD non si è mai occupato di digitalizzazione e l’ANAC non manca di sottolineare come la Legge di Bilancio “indichi in maniera estremamente generica il progetto finanziato”, compresa, nello specifico la definizione di “modello digitale italiano”. Non è chiaro in particolare se IsiameD abbia intenzione di mettere sul mercato soluzioni proprie già individuate o da individuare. Tuttavia in entrambi i casi l’ipotesi che possa trattarsi di aiuto di Stato non sarebbe fugata. Sicuramente ci sarà da indagare, ma intanto i commenti politici, ripresi anche dall’avvocato Lisi, non sono mancati: Stefano Esposito, senatore PD, ha avuto modo di definire il finanziamento come “una marchetta necessaria ad avere i voti per approvare la manovra”. L’interpretazione della vicenda sembra lasciar poco spazio ai mezzi termini.