Abbiamo finalmente assistito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del D.Lgs. n. 217 del 13 dicembre 2017 contenente la “nuova” versione del Codice dell’Amministrazione del Digitale -la sesta in ordine di tempo.
Proviamo con ordine, a ripercorrere velocemente l’iter finora tracciato dal Legislatore. Poco più di un anno fa, veniva alla luce un primo decreto correttivo (il D. Lgs. 179/2016 appunto) in attuazione della stessa legge delega n. 124/2015, che già pronosticava l’imperfezione della norma, prevedendo al suo interno un preciso iter di modifica di quella ennesima modifica. In pratica il Legislatore si era già preoccupato di architettare nella legge delega un complesso iter per autocorreggersi, piuttosto che puntare a (ri)formulare un testo formalmente ineccepibile.
Imbarazzanti, a nostro avviso, sono state anche le dichiarazioni governative che hanno accompagnato la presentazione dell’ultima delle innumerevoli rivoluzioni annunciate, puntando a filtrare attraverso slogan patinati, contenuti poveri di significato per chi è attento a monitorare l’evoluzione del settore.
Ora, a distanza di mesi, disponiamo finalmente del testo ufficiale, i cui continui restauri non riescono più a celare i cedimenti strutturali di un “Codice”, oramai farraginoso e pletorico, assolutamente non in grado di garantire sistematicità e chiarezza alla materia.
Più volte i nostri esperti hanno avuto modo di intervenire esprimendo le loro perplessità sulla reale efficacia delle numerose edizioni della norma e caldeggiando piuttosto la riformulazione di un testo degno di essere chiamato Codice, che meriterebbe di essere semplificato, per semplificare e ridotto ad una raccolta essenziale di buoni principi metodologici, per essere in grado di indirizzare e stabilizzare le strategie di digitalizzazione nel lungo periodo.
Abbiamo provato a raccogliere e concentrare di seguito le prime impressioni sul testo, rinviando ad occasioni successive gli approfondimenti da parte dei nostri esperti.
“Le speranze sono ormai da riporre in un futuro intervento di abrogazione da parte della nuova Legislatura. La Governance digitale necessita di semplificazione amministrativa e non di semplicismo informatico” ha dichiarato l’avv. Andrea Lisi, Presidente di ANORC Professioni “L’ Italia ha un disperato bisogno di stabilità normativa, di maggiore sintesi e di coordinamento sistematico tra le disposizioni dettate in tema di digitale nel nostro ordinamento. Questo coacervo confuso di norme, troppe volte rivisto e corretto negli ultimi anni, non ha ormai (e purtroppo) più dignità giuridica di una barzelletta”. Proseguendo con le sue considerazioni, l’avv. Lisi prova a (ri)disegnare i punti di un’ideale agenda digitale, in grado di supportare il percorso di sviluppo del nostro Paese: “bisognerebbe partire dall’abrogazione del CAD, per reimpostare il discorso sulla governance, curato direttamente dal Presidenza del consiglio e non da un ministero dedicato o da un commissario straordinario. Il Codice ideale dovrebbe essere racchiuso in non più di dieci articoli ed essere fortemente orientato a promuovere la semplificazione e l’alfabetizzazione dei cittadini, così come della classe politica e non ultimo del comparto dei professionisti, in maniera diversificata ed integrata. Le competenze digitali devono essere ricollocate alla base della formazione di dipendenti e manager: c’è bisogno di informatici, giuristi, archivisti e manager. È chiaro che per conseguire tale risultato occorre putare sulla pianificazione strategica degli investimenti per la digitalizzazione, in barba alla finora immancabile clausola di invarianza finanziaria. Naturalmente, una seria campagna di alfabetizzazione e valorizzazione delle competenze e della professionalità, aumenterà la consapevolezza nei riguardi dei propri diritti digitali e ridurrà fisiologicamente al minimo la tolleranza nei riguardi di situazioni border-line, tipiche della digitalizzazione made in Italy. Le “non-conformità” al sistema o ritardi di adeguamento, dovranno essere arginati dall’applicazione di un sistema sanzionatorio ragionato e proporzionato alle diverse casistiche.
“Sono tempi difficili, ma noi facciamo del nostro meglio” ha dichiarato l’ing. Giovanni Manca, Presidente di ANORC, particolarmente attento ai punti di interesse per le prossime attività associative, sollevando diverse perplessità sulla formulazione di alcuni articoli: “siamo presenti in prima linea. Il correttivo del CAD ha ricevuto un mio contributo “anti-errori” su una dozzina di punti. Il paradosso è che su altri punti il Palazzo ha condiviso il mio emendamento per poi scrivere nel testo una cosa più strana (la norma non è mai sbagliata per definizione) di quella originale”, condividendo la prospettiva di critica del Presidente di ANORC Professioni sulla necessità di snellimento del testo in funzione della riformulazione di una metodologia digitale, che possa trovare nel Codice il suo punto di equilibrio ha infine puntualizzato come occorra “partire dall’acquisire consapevolezza su certe questioni, prima di ricominciare a raccontare un’Italia digitale che non è mai partita”.
Dello stesso avviso il dr. Alessandro Selam, direttore di ANORC “Incredibilmente siamo arrivati alla sesta modifica del Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82: un testo normativo che si definisce Codice, ma che ormai non merita neanche più questa definizione. Credo che sia giusto sottolinearlo, il “sentiment” che si respira nelle PA verso questo corpus giuridico è imbarazzante, così come la generale tendenza a prestare più attenzione a quest’ultimo piuttosto che alla norma, la cui dignità è praticamente ignorata, in certi, rivoluzionari ambienti che guidano la trasformazione digitale in Italia. In qualità di direttore di ANORC non posso che esprimere il rammarico per la mancanza di qualcosa di realmente rivoluzionario, anche nell’iter di formulazione del testo discusso a “porte chiuse”, in barba alle (importanti) regole dell’Open Government Partnership di cui l’Italia farebbe parte e che prevede – tra le altre cose – che gli iter di approvazione delle leggi siano aperti e trasparenti.”
Vi ricordiamo infine che ANORC e ANORC Professioni, con il supporto scientifico ed organizzativo di D&L Department e D&L Communication, inaugureranno a breve una nuova rubrica intitolata “La bussola digitale”, pensata per aiutarvi ad orientarvi nello scenario normativo attuale.
Il primo appuntamento sarà infatti dedicato ad un’analisi della sesta versione del CAD, in termini di prospettive e criticità. Il webinar gratuito che si terrà il prossimo 29 gennaio, dalle 9.30 alle 12.30 vedrà l’intervento di: Donato Antonio Limone, Professore Ordinario di Informatica Giuridica, Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche ed economiche – Università degli Studi di Roma, Unitelma Sapienza, Andrea Lisi, Avvocato, titolare del Digital&Law Department dello Studio Legale Lisi, Presidente ANORC Professioni e Mara Mucci, Vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni.