L’eccesso di Trasparenza sembrerebbe, ora, essere un ostacolo e non più un valore aggiunto.
La tanto aspirata e agognata trasparenza amministrativa appare ora passibile di sanzione da parte dell’Autorità Garante, la quale ha aperto un’istruttoria in cui contesta che le agende degli incontri pubblicate sul sito del Ministero dell’Ambiente non siano conformi alla normativa sulla protezione dei dati personali.
Ma com’è possibile? Un Ministero totalmente trasparente, oggi, rischia di essere sanzionato dal Garante della Privacy.
Agenda Trasparente
Nello specifico, dall’istruttoria preliminare effettuata dal Garante, è emerso che sul sito web del Ministero dell’ambiente, nella sezione «Amministrazione trasparente», è presente un link denominato «Agenda trasparente» attraverso cui si accede all’area dedicata all’«Agenda pubblica degli incontri con i portatori di interesse» in cui sono riportati le informazioni relative agli «incontri con i portatori di interessi» di tutte le articolazioni ministeriali.
Dunque, è emerso che il Ministero ha creato, pubblicato e reso accessibile un intero database scaricabile, contenente dati personali riferito a tale attività, non solo di titolari di incarico di indirizzo politico, ma anche di dirigenti e altri dipendenti e soggetti a vario titolo impiegati presso lo stesso Ministero.
Eccesso di trasparenza
Ebbene, il Garante rinviene un eccesso di trasparenza in violazione del principio di minimizzazione dei dati personali e ricorda che vi è l’obbligo di richiesta di parere al Garante nei casi previsti dall’art. 36, par. 4, del GDPR.
Tuttavia, si ricorda che la normativa prevede che la pubblica amministrazione è tenuta ad adempiere a obblighi di pubblicità e trasparenza.
Il diritto alla trasparenza amministrativa si è definito ed ampliato nel suo significato nel corso degli anni, dapprima con il Codice della Trasparenza del 2013 poi con il Decreto legislativo n. 97/2016 con cui si è recepito il FOIA.
La nota del Garante, del 21 aprile 2021, dava 30 giorni di tempo al Ministero per adeguarsi ma il termine è scaduto e l’unica opzione rimasta è stata quella di rendere l’agenda introvabile sul sito in barba alla normativa in materia di trasparenza amministrativa.
Da Trasparente a Invisibile?
In realtà, l’Agenda pubblica degli incontri è stata istituita nel 2018, richiesta, a gran voce, dalle lobby proprio per garantire maggior trasparenza agli operatori del settore. Ci si chiede se non vi sia un errore nel contemperamento degli interessi in gioco e nell’applicazione delle relative discipline.
Forse, il Ministero avrebbe potuto, ugualmente, garantire la trasparenza rispettando la normativa in materia di protezione dei dati? La scelta di rendere praticamente introvabile l’Agenda era l’unica soluzione davvero possibile?
Un dubbio permane: che ruolo ha avuto, in questa vicenda, il DPO del Ministero? Siamo sicuri di affidare questo delicato compito a chi ha le giuste competenze? La scelta dell’oscuramento dell’Agenda è stata improvvisata o ponderata?
Sarà mai possibile non riuscire a contemperare i diritti e gli interessi in gioco e ritrovare, ancora oggi, difficoltà nell’applicazione delle normative?