Servizio civile digitale? Un ritorno al passato – intervista all’Avv. Andrea Lisi

“E’ un ritorno al passato. In Italia c’era già stata l’esperienza fallimentare dei Digital Champions”. Andrea Lisi, esperto di diritto applicato all’informatica e presidente di ANORC Professioni, commenta così la firma del Protocollo d’intesa per il Servizio civile digitale tra la Ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano e il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora, avvenuta ieri 28 dicembre, in un’intervista alla Dire

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I ragazzi prime vittime di strumenti digitali

“Il Coronavirus ci ha messo di fronte a una pubblica amministrazione e a uno Stato che ha puntato su SPID, carta d’identità elettronica, firme digitali, app IO e servizi online – spiega Lisi- che però restano strumenti complessi e difficilmente fruibili. Gli stessi cittadini o gli imprenditori che si pensa siano poco avvezzi all’utilizzo del digitale, in realtà sono ben capaci di utilizzare account Google, e districarsi su Amazon o WhatsApp. Quindi si tratta più di un problema di sviluppo di servizi digitali accessibili e usabili per i processi di digitalizzazione della pubblica amministrazione piuttosto che di scarsa dimestichezza con gli strumenti di dipendenti, imprenditori e cittadini”.

Per il presidente di Anorc Professioni è necessario dunque “investire sulle competenze di eventuali soggetti che portino avanti una formazione diffusa sui diritti e doveri di cittadinanza digitale. Non si può pensare che solo perché sono su Tik Tok, o Youtube i ragazzini siano adatti ad aiutare gli imprenditori, i dipendenti pubblici o i comuni cittadini a digitalizzare il Paese, siamo fuori strada. Stiamo invece continuando a parcheggiare un migliaio di ragazzi, sottopagandoli – come già è stato fatto con i Navigator prima – e che faranno poco o nulla perché nessuno li ha formati in precedenza. Si fa quindi tanto storytelling su iniziative che per essere sensate avrebbero bisogno di un disegno strategico iniziale”.

Secondo Lisi andrebbe sviluppato quello che il Codice dell’amministrazione digitale prevede da tanto tempo: “Alfabetizzazione diffusa con esperti in grado di insegnare ai cittadini l’informatica giuridica e i servizi che hanno a disposizione, fornire competenze tecniche, manageriali e di informatica giuridica ai dipendenti pubblici e dirigenti  perché sono loro che devono  rivoluzionare le pubbliche anmmistrazioni e devono crederci”.

Attenzione quindi all’’esperienza digitale’ dei giovani: “Usare il digitale non è semplice- afferma Lisi- comporta studio specifico e gradi di consapevolezza che non abbiamo. I nostri ragazzi infatti sono le prime vittime degli strumenti digitali perché sono profilati senza rendersene conto. Di fatto hanno affidato la loro vita su binari digitali che altri controllano, per questo andrebbero formati prima di altri, perché non siano loro stessi vittime della digitalizzazione.  Google, Amazon e Facebook ci stanno controllando da tempo e ci stanno profilando, d’altronde Cambridge Analytica dovrebbe averci aperto gli occhi su questo”.

E conclude: “Va bene quindi formare i ragazzi per renderli in futuro protagonisti del digitale, ma mandarli alla rinfusa per dargli il ‘contentino’ di 400 euro per aiutare gli altri a digitalizzarsi è uno sbagliare in partenza, significa non aver capito che cos’è il digitale oggi”.

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