«La bussola è un simbolo importante giacché spesso la si perde. Serve un punto di riferimento preciso, come sulla bussola è il nord, così dobbiamo ricercarlo riguardo la digitalizzazione. Nuovi modelli di digitalizzazione porteranno a nuovi rapporti tra e con le PA. È evidente che stiamo andando verso una amministrazione che opererà in rete. Tuttavia ancora oggi il cambiamento non è orientato, nemmeno dalla normativa»
Le parole del Prof. Donato Antonio Limone, sarebbero sufficienti a riassumere lo spirito che ha animato il webinar di inaugurazione della nuova rubrica dedicata allo stato dell’arte della digitalizzazione in Italia, “La bussola digitale”, dedicato a: “Come gestire il continuo cambiamento? Le modifiche al Codice dell’Amministrazione Digitale aiutano o peggiorano la situazione?”
L’evento in diretta streaming dalla piattaforma KnowIT, è stato organizzato da Digital&Law Department in collaborazione con ClioEdu e patrocinato da ANORC e ANORC Professioni, insieme ad ANDIG e SNAD, attirando l’attenzione di esperti, ma anche di semplici appassionati, interessati ad approfondire la materia, totalizzando un numero elevato di visualizzazioni. Si è scelto di dedicare il primo appuntamento alla nuova riforma del CAD, la sesta in ordine di tempo.
Alla discussione, moderata dall’ l’Avv. Andrea Lisi, Presidente di ANORC Professioni e titolare del Digital&Law Department dello Studio Legale Lisi, hanno preso parte due ospiti di spessore: Donato Antonio Limone, Professore Ordinario di Informatica Giuridica presso l’Università degli Studi di Roma, Unitelma Sapienza e Direttore della Scuola Nazionale dell’Amministrazione Digitale (SNAD) e Mara Mucci, Vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni.
L’ introduzione del Presidente di ANORC Professioni ha permesso di inquadrare l’attuale stagnazione del progresso digitale del Paese, attraverso l’enucleazione di alcuni punti fondamentali che andranno a costituire la “Road Map” del digitale, una delle iniziative associative destinate ad essere sviluppate nel corso del DIG.Eat 2018. «Occorre iniziare dall’affidamento della Governance digitale: non più dirottata verso un Ministero delegato o un Commissario straordinario, ma affidata direttamente alla Presidenza del consiglio, supportata da un Team di coordinamento sulle materie della digitalizzazione e da un’autorevole agenzia tecnica (AgID) – ha prospettato l’Avv. Lisi – ormai il digitale riguarda l’intera realtà della PA, quindi tutti i ministeri devono occuparsene e preoccuparsene».
Alfabetizzazione dei cittadini e formazione di tutti i dipendenti e i dirigenti pubblici, ma anche e soprattutto dei politici, con un approccio multidisciplinare al cambiamento: questa la base da cui ripartire seguendo la “Road Map” del digitale, per la crescita digitale proposta da ANORC e ANORC Professioni, che non può necessariamente avvenire a costo zero, ma piuttosto attraverso la semplificazione di normative, processi, procedimenti «da non confondere con il semplicismo informatico» – ha puntualizzato l’avv. Lisi, criticando l’attuale tendenza alla centralizzazione a tappeto, alla luce dell’ultimo paradosso generatosi a seguito della ripartizione dei fondi destinati al digitale .
Proprio su questo tema di confronto anche l’On. Mucci ha espresso forti perplessità riguardo alla vicenda di IsiameD «3 milioni di euro destinati ai comuni per l’alfabetizzazione, devoluti poi con una marchetta notturna ad IsiameD. Com’è possibile che questi denari vengano destinati a pioggia al primo che passa? È una situazione inaccettabile». Dello stesso parere anche l’avvocato Lisi, che ha affermato: «I fondi per investire sul digitale ci sono, peccato che si trovino solo per cose che di concreto hanno ben poco».
L’on. Mucci ha avuto modo di definire «grigia» la situazione attuale, esprimendo non ultimo aspre critiche sul modus operandi adottato dal commissario straordinario per il digitale Diego Piacentini, finora dimostratosi assolutamente non risolutivo «Non si può pensare di andare avanti con i commissari straordinari, è ora che Agid diventi un vero e proprio braccio armato in grado di erogare sanzioni per sbloccare la situazione».
Emerge quindi una visione critica dell’operato del Governo che pare non avere una strategia di lungo periodo, questo soprattutto a causa della impreparazione della classe dirigente: «manca quella lungimiranza che paesi come l’Estonia hanno dimostrato concentrandosi su una diffusa alfabetizzazione, mentre in Italia la normativa non viene attuata e vengono sprecati milioni di euro. Dobbiamo valorizzare il Know How della materia».
Nel quadro delineato ben si incardinano progetti rivelatisi poi dei buchi nell’acqua, come ad esempio l’ANPR o SPID, le cui aspettative estremamente luminose sono state del tutto disilluse, alla luce dei dati, colpa anche di una pessima informazione. «Talvolta infatti molto banalmente i servizi ci sono ma i cittadini non lo sanno, altro fattore che ci spinge ad essere in coda ai paesi europei riguardo il processo di digitalizzazione, dove occupiamo un poco nobilitante 25esimo posto su 28 paesi» ha spiegato l’onorevole «Riconoscere la responsabilità della politica, porre un freno agli sprechi, investire in progetti che si realizzino in tempi brevi e la definizione di un modello culturale diffuso, volto a fornire coscienza ai cittadini dei loro diritti digitali. Questa dev’essere la base MINIMA da chiedere alla politica e a chi si candida alle prossime elezioni».
In conclusione, Mara Mucci non ha mancato di sottolineare l’importanza del lavoro svolto dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta, auspicandone la prosecuzione nella prossima Legislatura.
Concentrandosi sulle modifiche del Codice dell’Amministrazione Digitale, il prof. Donato Antonio Limone, nel suo intervento dal forte taglio critico, ha espresso le proprie perplessità nei riguardi dell’attuale tendenza alla centralizzazione, strategia non in linea con i principi della responsabilizzazione e che rischia solo di rallentare l’alfabetizzazione al digitale oltre a comportare un ulteriore spreco di risorse e di tempo. «Il CAD dovrebbe essere semplice, accessibile e di immediata consultazione, anche per i non – tecnici. Basterebbero una quindicina di articoli generali a fornire allo stesso una vera stabilità, prospettiva che al momento pare utopica. La modifica è tutt’altro che rivoluzionaria, fuorché per la creazione di ben tre nuove piattaforme : la Piattaforma Digitale nazionale dei dati (art. 50-ter Cad), la Piattaforma nazionale per la governance della trasformazione digitale (art. 18 Cad) e la Piattaforma che consentirà l’applicazione dell’art 40-ter intitolato “Sistema pubblico di ricerca documentale”»
Il Prof. Limone ha puntato a far emergere la costante dicotomia tra PA e tecnologie, assolutamente non risolvibile con i mezzi messi a disposizione, considerando che il Codice ospita attualmente norme puramente tecniche che, invece, dovrebbero essere sviluppate in apparati paralleli.
«A causa della costante evoluzione della materia, le norme dal taglio tecnico sono soggette a continui rimaneggiamenti, tanto da renderne instabile il testo. Un punto di partenza auspicabile sarebbe dunque una totale riscrittura del codice, con un nucleo di principi generali e adattabili ad un ampio ventaglio di situazioni, nel rispetto delle regole di delegificazione e semplificazione. Gli errori, le contraddizioni del CAD, cumulandosi nel tempo, lo hanno reso un testo illeggibile: un esempio è quello delle linee guida di Agid, che vengono citate, ma non vengono definite, il che a livello giuridico comporta forti problemi, soprattutto riguardo il rango che dovrebbero assumere nella gerarchia delle fonti.»
Poche le note positive di questo ulteriore rimaneggiamento del CAD quindi, che tra i meriti riconosciutigli vanta l’averci convinto della necessità di abrogarlo.
L’avv. Andrea Lisi ha concluso il dibattito con una riflessione sulla transizione digitale in atto: «Lo stesso Legislatore ha dimenticato come si scrivono i codici, perché questo non può essere definito un codice, un giurista come Calamandrei, se fosse ancora tra noi, sicuramente non lo avrebbe mai definito tale – ribadendo come nella prospettiva di totale reingegnerizzazione – non possiamo che individuare nella figura del Presidente del Consiglio un ruolo forte, che dovrebbe assumere direttamente la carica di Chief Digital Officer (o Manager della Transizione Digitale) del nostro Sistema Paese».
Vi ricordiamo che la Bussola Digitale accompagnerà fino all’evento DIG.EAT 2018, per fare chiarezza sulla materia e promuovere l’alfabetizzazione consapevole sul tema.
La registrazione gratuita dell’evento è disponibile al seguente link.