Per buona parte della PA la trasformazione digitale, come prevista dal CAD, non è mai partita. L’Italia è come il Paese dei balocchi: si vogliono fare riforme ed innovazione a costo zero, ma così non andremo lontani.
È quanto afferma il prof. Donato A. Limone nella sua ultima intervista pubblicata all’interno della rubrica “PA Digitale” sulle pagine di Key4biz, concentrandosi in particolare sul “dopo coronavirus”, dalla riorganizzazione alla ricerca.
Un modello “scarsamente” digitale
Costretta dalla difficile emergenza che stiamo vivendo, la Protezione civile ha eseguito le proprie attività in maniera totalmente diversa rispetto ad altri eventi critici.
Il suo sistema informativo, insieme a quello della sanità, è stato progettato per operare al suo interno e non – afferma il prof. Limone – nella logica della interrelazione, dell’interscambio dei dati e della cooperazione informatica.
La soluzione
Al momento, quindi, non esistono modelli digitali di protezione civile e dei servizi sanitari. È necessario perciò creare modelli/prototipi digitali investendo risorse da destinare alla trasformazione digitale.
…cosa fare ora?
Non è escluso che un’emergenza grave come quella che stiamo vivendo possa ripetersi. Per questo, è opportuno che il sistema di protezione civile e quello sanitario siano moderni: devono essere cioè riprogettati, riorganizzati, digitalizzati, dotando il Dipartimento di risorse adeguate atte ad avviare processi di trasformazione digitale.
L’articolo nella sua versione integrale è consultabile al seguente link
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